#1 – YouTube e Stampanti 3D

 

Primo articolo:

Christos Livas, Konstantina Delli and Nikolaos Pandis (2018)
“My Invisalign experience”: content, metrics and comment sentiment analysis of the most popular patient testimonials on YouTube
Progress in Orthodontics 2018 19:3

Questo studio riguarda la comunicazione. Si tratta del primo studio serio di questo genere, che valuta le metriche e la completezza di informazioni dei video Youtube su invisalign e le confronta con le reazioni emozionali del pubblico.

Anche se non hai un canale youtube, capire quali sono i contenuti che interessano ai pazienti, cosa cercano, quali domande fanno, può fare la differenza anche in studio tra un ortodontista che attira perché entra in sintonia con le esigenze del paziente rispetto ad uno che annoia, che ha una comunicazione fredda, istituzionale.

Youtube è il secondo sito per traffico al mondo ed è popolato in maggioranza da user generated content, cioè da video autoprodotti dai pazienti, che lo usano come prima e principale fonte di informazioni sull’ortodonzia, non solo guardando i video, ma anche commentando e dialogando tra loro.

La mia opinione è che la completezza di informazioni tecniche è importante ma non decisiva se vogliamo farci ascolare. E’ la capacità di identificarci con i pazienti, di suscitare emozioni e di mantenere l’attenzione. Quindi dobbiamo essere empatici. Che vuol dire mettersi per prima cosa nei panni di chi vogliamo che ci ascolti.

Ma vuol dire anche che il linguaggio deve essere semplice, comunicare vuol dire condividere.

Se ci arrocchiamo in un linguaggio forbito e lontano dalla vita delle persone, siamo noi costruire i muri, e i muri non avvicinano.

Secondo articolo:

Raymund E. Rebong, Kelton T. Stewart, Achint Utreja, and Ahmed A. Ghoneima (2018)
Accuracy of three-dimensional dental resin models created by fused deposition modeling, stereolithography, and Polyjet prototype technologies: A comparative study.
The Angle Orthodontist: May 2018, Vol. 88, No. 3, pp. 363-369.
 

Per chi non ha dimestichezza con le stampanti 3D.

FDM: Sono le stampanti che prendono un filo di plastica spesso, lo spingono in una punta calda che ha un buchino sottile sottile al fondo. Ne esce uno spaghettino e visto che la punta si muove, fa un disegno piano, uno strato. Sovrapponendo gli strati si ha il 3d. In pratica il modello viene disegnato una sezione alla volta.
Questa è la stampante meno costosa, sia da comprare che da mantenere.

DLP: La tecnica stereolitografica invece usa la resina fotopolimerizzabile in una vasca. Un laser o un proiettore indurisce selettivamente la resina per disegnare uno strato alla volta.

Polyjet: Per finire la polyjet è più simile ad una stampante a getto di inchiostro. Anzichè l’inchiostro, la stampante fa fuoriuscire piccole gocce di resina fotopolimerizzabile, che vengono indurite all’istante da una luce solidale con la testina.

La ricerca è interessante perché c’è un certo pregiudizio nei confronti delle stampanti che fondono la plastica, forse perché sono più vecchie come concezione e perché costano meno delle altre.

Il risultato della Ricerca è che i modelli in plastica non sono inferiori come accuratezza dimensionale rispetto agli altri e sono ottimi per essere utilizzati in ortodonzia, per esempio per produrre in studio i modelli per termoformare gli allineatori trasparenti.

Invece i modelli stereolitografici e i polyjet perdono in precisione, in particolare in verticalità.

Se parliamo di risoluzione invece, DLP e Polyjet non hanno rivali 🙂

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