Quando manca un dente, specie se è passato molto tempo, la cresta alveolare mandibolare si assottiglia al punto da non permettere l’inserzione di fixture implantari senza dover affrontare interventi di rigenerazione ossea.
L’alternativa ortodontica
Non è argomento di questo articolo suggerire quale sia la soluzione migliore, se implantare o ortodontica, e probabilmente non esiste una risposta univoca perché ogni paziente è storia a sé. Vogliamo sapere solo se è possibile, e se è sicura, la scelta ortodontica di spostare secondo e terzo molare in avanti per chiudere lo spazio del dente mancante.
Si può far passare un molare attraverso una cresta atrofica? Quali accorgimenti si possono adottare per massimizzare i risultati e minimizzare i rischi?
Ne parlo traendo spunto da un case report appena uscito sul Korean Journal of Orthodontics:
Jian-chao Wu, Yu-ting Zheng, Yi-jun Dai
Protraction of mandibular molars through a severely atrophic edentulous space in a case of juvenile periodontitis
Korean J Orthod. 2020 Mar;50(2):145-154.LINK:
https://doi.org/10.4041/kjod.2020.50.2.145
Gli Autori risolvono con successo il caso di una paziente di 19 anni che, per motivi parodontali, ha perso 8 denti (11, 12, 16, 22, 26, 35, 36, 46) progettando una riabilitazione ortodontica di tipo pre protesico all’arcata superiore ed ortodontica con chiusura degli spazi all’arcata inferiore.
La particolarità di questo caso è l’utilizzo delle mini viti ortodontiche per creare un “molare virtuale” in composito, con il fine di ridurre l’eccessiva distanza interbracket. Con questo accorgimento è stato possibile sfruttare l’ansa a “L” con il corretto rapporto momento/forza.
Non è sufficiente infatti prevedere solo l’uso di “forze leggere” per ottenere l’effetto rigenerativo del legamento parodontale durante il movimento di mesializzazione, ma è necessario che il dente, in questo caso il secondo molare, effettui uno spostamento corporeo (e di uprighting durante le prime fasi).
La posizione dell’ansa ad “L”, in senso mesio distale, viene valutata seguendo le stesse regole dell’ansa a “T” per bilanciare il momento alfa ed il momento beta.
La giovane età della paziente riduce il rischio di riassorbimento apicale esterno che avviene, secondo gli AA, nel 4% dei casi di mesializzazione dei molari.
Il rischio parodontale
Non si potrebbe proporre una terapia senza conoscere i possibili rischi ad essa collegati. Cosa succede all’osso alveolare intorno ad un dente, quando questo attraversa ortodonticamente una cresta atrofica? Ne parla, in uno studio retrospettivo longitudinale, un articolo uscito su Angle Orthodontist:
Adilson Luiz Ramos ; Monique Cimão dos Santos ; Márcio Rodrigues de Almeida ; Carlos Flores Mir
Bone dehiscence formation during orthodontic tooth movement through atrophic alveolar ridges
Angle Orthod (2020) 90 (3): 321–329.
Gli Autori hanno analizzato, tramite Cone Beam prima e dopo, 25 denti sottoposti a movimenti in direzione mesio distale ed un gruppo controllo di 25 denti sottoposti a movimento ortodontico senza movimenti lungo l’arco.
Il risultato di questa ricerca scientifica è che un dente che attraversa una cresta atrofica è soggetto a deiscenze vestibolari che in media si aggirano intorno ai 2,25mm. Secondo gli Autori, i principali fattori di rischio sono:
- corticale vestibolare già sottile in partenza.
- perdita di controllo del movimento corporeo del dente (in particolare rotazioni, vestibolo-versioni o linguo-versioni)
- tempo di trattamento lungo
- distanza percorsa dal dente
Non è invece un fattore di rischio, secondo gli Autori, l’entità dell’atrofia ossea della cresta.
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Papà di Sergio e Rafael
Esclusivista in Ortodonzia, Podcaster, YouTuber, Blogger.
“La libertà nasce dalla condivisione gratuita della conoscenza”