#46 – Riassorbimento apicale esterno: linee guida

I dati istologici dicono che il riassorbimento apicale esterno è presente nel 90% dei denti sottoposti a trattamento ortodontico.
Se consideriamo i dati radiologici, la percentuale di denti coinvolti (per lunghezze inferiori a 2,5mm) varia dal 48% al 66%, mentre solo 1%-5% arriva ad una perdita di sostanza dai 4mm fino ad un terzo dell’intera radice del dente.

Uno studio pubblicato sull’European Journal of Orthodontics contiene le linee guida per individuare, trattare e seguire nel tempo il riassorbimento apicale esterno, anche considerando le incertezze eziologiche e patologiche del fenomeno, tanto che le evidenze, quando ci sono, sono basse o molto basse:

Caroline F W Sondeijker, Antoon A Lamberts, Stefan H Beckmann, Reinder B Kuitert, Koen van Westing, Saskia Persoon, Anne Marie Kuijpers-Jagtman
Development of a clinical practice guideline for orthodontically induced external apical root resorption
European Journal of Orthodontics, Volume 42, Issue 2, April 2020, Pages 115–124

1. Prevenzione

I fattori di rischio sono sia correlati al paziente, sia al trattamento. Per quanto riguarda i primi, vengono scartati età e sesso, quindi i pazienti adulti non corrono pericoli maggiori rispetto agli adolescenti.

Controverso il ruolo di fattori di rischio come:

  • traumi
  • endodonzia
  • morfologia della radice
  • lunghezza radicolare
  • canini inclusi

Tra fattori correlati al trattamento, non è un fattore di rischio il ritrattamento ortodontico, mentre c’è bassa evidenza su:

  • durata del trattamento
  • durata della fase con archi rettangolari
  • terapia estrattiva (ed andrebbe inserito il rischio nel consenso informato)
  • uso di elastici intermascellari verticali e di seconda classe

2. Diagnosi

La diagnosi, secondo gli Autori, dovrebbe essere radiologica servendosi di una OPT a 12 mesi, ma solo per i casi estrattivi, non essendo giustificata la radiografia panoramica come screening (principio ALARA).
Sono ovviamente utili anche le radiografie periapicali.

3. Come gestire il riassorbimento apicale esterno

Ai fini protesici, si può considerare un riassorbimento di 3mm equivalente ad una perdita di legamento parodontale di 1mm.

Una diagnosi di riassorbimento apicale esterno (o EARR, External Apical Root Resorption) maggiore o uguale a 2mm ci pone di fronte a 3 scelte: interrompere, modificare o continuare il trattamento ortodontico in corso.

La modifica del piano di trattamento potrebbe ridurre l’entità dei movimenti, le dislocazioni apicali e la durata del trattamento.

Continuare con il piano di trattamento ha senso se la malocclusione del paziente rischia di provocare danni peggiori nel tempo.
Se è coinvolto un solo dente, sarà sufficiente rimuoverlo dall’apparecchiatura (se possibile).

Quando sono coinvolti tutti i denti
le linee guida consigliano una sospensione immediata per 3 mesi, al fine di consentire i fenomeni di riparazione naturali, e di monitorare con una OPT a 6 mesi dalla ripresa per una valutazione

4. Follow up

Il riassorbimento apicale esterno si interrompe non appena terminiamo il movimento ortodontico. Un rischio è rappresentato dai retainer non passivi, da controllare in fase di check up ortodontico.

Se la radice rimasta in seguito ad EARR è di 10mm o inferiore la mobilità maggiore del dente è dovuta al rapporto alterato tra corona e radice. La mobilità tenderà a peggiorare nel tempo. Il rischio di perdita dell’elemento dentario, tuttavia, è legata solamente al rischio di malattia parodontale.

5. Non perderti nemmeno un paziente nei follow up

Il compito di prenotare, telefonare e confermare gli appuntamenti di follow up è compito dell’assistente. Lavorare con una assistente preparata e professionale non è fortuna, è il risultato di investimenti fatti nella formazione del personale del tuo studio.

ASO in Carriera è il posto giusto dove trovare risorse per le assistenti che vogliono lavorare meglio e diventare insostituibili.